Nel nostro cammino di conoscenza delle reali problematiche, non potevamo evitare di affrontare il coraggio che muove i volontari del ‘gruppone’: il gruppo missionario che ogni anno, con diverse iniziative, si offre di ‘condividere le problematiche dei paesi in difficoltà’. Quello che noi definiamo aiuto, loro preferiscono chiamarlo condivisione; nel momento in cui ci si trova a vivere nella stessa realtà, come nel caso di questi volontari, non vi è più un ultimo e un meno ultimo. È proprio qui che sta il coraggio: avere la forza di ammettere che l’aiuto prescinde dalla condivisione. In prima persona i volontari hanno conosciuto gli ultimi e, diventandone parte, ne hanno percepito gli aspetti positivi che si sono rivelati infine più validi di quelli negativi. La loro spensieratezza, la loro capacità di prendere a cuore ogni situazione, di condividere in modo disinteressato situazioni difficili, non solo superano la concreta e contingente difficoltà economica ma ci mostrano il divario tra quanto pensiamo di avere e quanto poco in realtà possediamo.
Certo, noi come branca R/S non siamo andati in missione, ma questo incontro ci ha permesso di spaziare in questo tipo di servizio in modo diverso, non più nell’ottica dell’aiutare ma del condividere.